le fasi dell’adescamento dei minori su Internet

(a cura della dott.ssa Francesca Rossi)

Le potenzialità offerte dalla Rete, tra cui l’anonimato, la disinibizione e la facilità di accesso, hanno contribuito a rendere la personale deviazione sessuale di alcuni soggetti un fenomeno di portata sempre più vasta. Ciò ha portato ad accogliere e sostenere l’abuso sessuale sui minori sia attraverso lo scambio, la produzione e la diffusioni di immagini pedopornografiche si attraverso l’adescamento dei minori online.

L’espressione “grooming online” è generalmente utilizzata per riferirsi al processo attraverso il quale un aspirante abusatore manipola abilmente un minore conosciuto nelle chat online per renderlo vittima di pratiche sessuali verbali e/o fisiche e, allo stesso tempo, per assicurarsi che tali atti non vengano rivelati. In altre parole, la sollecitazione sessuale online ha lo scopo di organizzare un incontro con il minore.

Le potenzialità offerte da Internet unite all’astuzia degli autori di reati sessuali rendono il grooming online più insidioso rispetto all’adescamento perpetrato nella vita reale. Di fatto, i groomers hanno maggiori opportunità e mezzi per entrare in contatto con le loro vittime e le loro informazioni personali che possono essere facilmente desunte dal web; spesso le vittime non si rendono conto che la persona con la quale si stanno interfacciando conosce più dettagli di quanto loro abbiano già in realtà svelato. Inoltre, queste informazioni consentono ai groomers di selezionare il minore in base al suo aspetto, alla sua età, il sesso etc… In aggiunta, i diversi mezzi di comunicazione (telefono, cellulare, computer..) facilitano gli adescatori nel poter intrattenere una relazione senza limiti spazio-temporali con uno o più bambini, aumentando così la possibilità di ottenere un incontro reale offline.

Il processo di adescamento online

Il grooming online implica un processo astuto di manipolazione che ha tipicamente avvio da un approccio non erotico ma che viene progettato per invogliare la vittima ad un incontro sessuale nel mondo reale. Quando il pedofilo si rende conto che la vittima è stata completamente plagiata a livello mentale ed invischiata nella relazione, la induce ad un incontro offline per consumare l’abuso sessuale.

Diversi ricercatori si sono interessati a questo fenomeno e, analizzando le conversazioni online di questi soggetti, hanno individuato 6 fasi che sembrano costituire le costanti dell’evoluzione del rapporto tra il pedofilo e il minore. In relazione alle caratteristiche del singolo adescatore, alle sue motivazioni o alla necessità di modulare le proprie interazioni in base alle risposte e alle caratteristiche della vittima, può accadere che non si attraversino una o più fasi, che esse non si verifichino nello stesso ordine o che, infine, una fase duri molto più a lungo delle altre.

  1. Selezione della vittima e contatto iniziale

In questa fase gli adescatori scelgono la loro vittima all’interno delle chat. Alcuni condividono subito le loro informazioni personali e/o profili con tutti quelli che si trovano online in attesa di venire contattati da una possibile vittima. Altri adescatori, invece, assumono una posizione di osservatori all’interno della chat, vagliando le conversazioni tra i vari partecipanti e selezionando il bambino o l’adolescente che intendono contattare, spesso attraverso un messaggio privato. In generale, le vittime predilette da questi soggetti sono minorenni che appaiono più vulnerabili e fragili, proprio perché a causa del loro isolamento sociale sono più predisposti a ricevere attenzioni da sconosciuti online. Sebbene molti adescatori mentano sulla propria età fingendosi coetanei o di poco più grandi della propria vittima, altri dichiarano fin da subito esplicitamente la propria identità.

  1. Fase di formazione dell’amicizia

Durante questo stadio il groomer e la vittima avviano un processo di conoscenza reciproca; lo scopo è quello di instaurare un legame di amicizia e di confidenza ove l’adescatore possa conquistarsi la fiducia del minore. Le interazioni possono risultare connotate da curiosità e da scambio di fotografie. Solitamente in questa fase le richieste del groomer non vanno in una direzione sessuale, quindi può limitarsi a chiedere normali fotografie della vittima attraverso le quali ha anche modo di accertandosi che si tratti veramente di un bambino.

  1. Fase di creazione della relazione

Questo stadio può avere una lunga durata, anche di diversi mesi. Con il passare del tempo, la relazione tra la vittima e il groomer si fa sempre più stretta; quest’ultimo fa man mano credere al bambino che la loro è un’amicizia speciale e colmandolo di complimenti, adulazioni e lusinghe si pone come il suo migliore amico. In questo modo l’adescatore acquisisce sempre più informazioni sulla vita e sulle preferenze del minore il quale, a sua volta, si illude di conoscere sempre più a fondo l'”amico” e ripone una maggiore fiducia in lui.

  1. Fase di valutazione del rischio

In questo stadio l’adescatore cerca di acquisire informazioni sempre più precise della vittima; per esempio dov’è collocato il computer che utilizza per chattare, se esso è a sua totale disposizione oppure condiviso con altri familiari… In questo modo il groomer può valutare il rischio che la relazione con la vittima venga scoperta. Non solo, riesce a conoscere le sue abitudini, i suoi spostamenti e quanto spesso si trova da solo in casa. Se il rischio è relativamente basso, l’adescatore aumenta sempre più la sua presa sulla vittima.

  1. Fase dell’esclusività

A questo punto, la relazione tra il groomer e la vittima è diventata estremamente confidenziale, quasi simbiotica. L’adulto rimarca sempre più le caratteristiche di forte intimità e mutualità del rapporto mettendo in atto delle tecniche di rassicurazione, ribadendo in continuazione al minore che ogni argomento può essere affrontato e che può riporre totale fiducia in lui. Spesso, per plagiare ancora di può la sua vittima, il groomer può fare giuramenti di eterno e vero amore e di assoluta devozione, che per un minore ingenuo possono essere presi alla lettera. Così facendo la vittima diventa pressoché totalmente dipendente dall’adescatore.

  1. Fase sessuale

In questo stadio si evidenziano maggiormente le differenze tra le diverse modalità di approccio degli adescatori. Per alcuni è fondamentale che il minore fornisca il suo totale consenso a parlare di sesso e/o a produrre e scambiare materiale erotico e pornografico, proprio in virtù di quel legame di profonda intimità che si è creato con la vittima. Altri possono impiegare tecniche più o meno coercitive oscillando tra impazienza e richiami al profondo legame che unisce il minore a loro, oppure impiegando tecniche aggressive e di controllo come insulti o ricatti. Il livello di intimità e la fiducia che la vittima ripone nel suo amico virtuale sono talmente elevate che gli adescatori possono introdurre in modo sempre più pressante tematiche di tipo sessuale (es. da prime domande per saggiare il livello di esperienza del minore fino ad argomenti estremamente espliciti, come descrizioni dettagliate di pratiche masturbatorie o di rapporti sessuali). In particolare, l’abusante può proporre alla vittima di imitare alcune immagini oppure può fornirgli suggerimenti sulla loro realizzazione in base alle proprie fantasie. Non solo, il minore può essere indotto a realizzare filmati da inviargli, così come ad intraprendere attività di sesso virtuale in tempo reale con lui. Può succedere che alcuni adescatori, dopo aver ottenuto il materiale pornografico dal minore, possano interrompere la relazione ed abbandonare la vittima oppure spingerla a consumare atti erotici e sessuali nella vita reale.

BIBLIOGRAFIA

Berson, I. R. (2003). Grooming Cybervictims: The Psychosocial Effects of Online Exploitation for Youth.  Journal of  School Violence, 1, 5 – 18.

Brown, D. (2001). Developing strategies for collecting and presenting grooming evidence in a high tech world. National Center for Prosecution of Child Abuse Update, 14(11).

Gillespie, A. A. (2004a). Internet grooming: the new law. Childright, 204, 10-11.

Gillespie, A. A. (2004b). “Grooming”: definitions and the law. New Law Journal, 154, 586-7.

Griffith, G. & Roth, L. (2007). Protecting children from online sexual predators. NSW  Parliamentary Library Briefing Paper, No 10/07.

O’Connell, R. (2003). A Typology of Child Cyberexploitation and Online Grooming Practices, Cyberspace Research Unit: University of Central Lancashire, Preston, 1 – 22.

Van Dam, C. (2002). Identifying Child Abusers: Preventing Child Sexual Abuse by Recognizing the Patterns of Offenders. New York: The Haworth Press.

ULTIMI ARTICOLI

ARCHIVIO ARTICOLI

Contattaci

Compila il modulo e sarai ricontattato nel più breve tempo possibile

Accettazione Privacy *