(a cura della dott.ssa Francesca Rossi)
Quando l’ossessione per una alimentazione sana diventata la “portata principale”
“Una malattia mascherata da virtù”, ecco come viene descritta l’Ortoressia Nervosa, la fissazione patologica su una alimentazione sana, caratterizzata da una dieta restrittiva, schemi ritualizzati e un rigido evitamento dei cibi ritenuti in qualche modo impuri.
Coniata nel 1997 da Stevan Bratman, l’Ortoressia Nervosa (ON) [dal greco, orto – (corretto) – όrexis (appetito)] definisce l’eccessiva preoccupazione rivolta all’alimentazione sana e il comportamento di ricerca ed assunzione di cibi salutari. Tale condotta solitamente esordisce come abitudine non patologica nel mantenimento di uno stile di vita sano e come sostegno nella gestione o guarigione da patologie mediche.
In Italia, la prevalenza dell’ON risulta essere compresa tra il 6,9% ed il 57,6% della popolazione per via delle differenti scelte metodologiche adottate nei vari studi di ricerca. Nel 2016, alcuni ricercatori hanno riscontrato nel loro campione una frequenza del 32,7%, inoltre hanno rilevato che le donne avevano un Indice di Massa Corporeo (IMC) inferiore, una percentuale maggiore di condizione “sottopeso” e si erano mostrate più aderenti ad una condotta alimentare basata su alimenti vegani o vegetariani con una frequenza significativamente maggiore rispetto ai maschi. Altri ricercatori hanno evidenziato una correlazione tra l’età avanzata e la tendenza a manifestare il comportamento ortoressico. Sebbene in letteratura attualmente non esista un comune accordo rispetto alla manifestazione dei sintomi dell’ON e le diverse fasce d’età, il genere e il livello d’istruzione, una attuale revisione dei fattori di rischio ha messo in evidenza che:
- alcune scelte e abitudini alimentari possono sfociare – in soggetti psicologicamente predisposti – all’insorgere dell’ortoressia (es. vegetariani e vegani);
- sebbene maschi e femmine possono soffrirne in egual misura, le giovani donne sono quelle che dovrebbero essere sottoposte a maggiore attenzione.
Ma in sostanza, cos’è l’Ortoressia Nervosa? Come si può riconoscerla? Andiamo subito a scoprirlo di seguito.
Ortoressia: i sintomi clinici
Da un punto di vista clinico, l’ON si caratterizza per un’attenzione ossessiva rivolta a cibi considerati sani per via della loro qualità, valutata come tale sia per il loro valore nutrizionale che per la loro purezza percepita. Il gusto e il piacere nel mangiare risultano meno rilevanti. Dieta restrittiva, ferrea auto-disciplina, modelli ritualizzati di alimentazione e focus sulla preparazione del cibo sono alcune delle peculiarità di queste persone che tendono, in aggiunta, a manifestare un atteggiamento di superiorità verso chi non persegue una dieta salutare. Possono dunque investire un’ingente quantità di tempo nel controllare:
- la fonte (es. se le verdure sono state trattate con pesticidi o agenti nocivi per la salute, se i latticini provengono da mucche trattate con ormoni);
- l’elaborazione del cibo (es. se durante il processo di preparazione sono state perse le proprietà nutrizionali degli alimenti, se sono stati aggiunti micronutrienti, aromi artificiali o conservanti);
- l’imballaggio (es. se gli alimenti possono contenere composti cancerogeni derivati dalla plastica, se le etichette forniscono informazioni sufficienti per giudicare la qualità degli ingredienti specifici).
In generale, la fissazione sulla qualità del cibo è sostenuta dal desiderio di massimizzare la propria salute fisica e il proprio benessere piuttosto che da credenze religiose o da preoccupazioni rivolte all’agricoltura sostenibile, alla protezione dell’ambiente o al benessere degli animali. Per questi motivi, l’ON può suscitare modelli alimentari particolarmente ritualizzati (ad es. regole interiorizzate che governano quali alimenti possono essere combinati in un solo pasto o in determinati momenti della giornata) e/o richiedere periodi di tempo insolitamente lunghi per essere eseguiti (ad es. credenze sulla digestione dei diversi tipi di cibo). Al di fuori dei pasti, viene dedicato del tempo extra alla ricerca e alla catalogazione degli alimenti, alla loro pesatura e misurazione, e alla pianificazione di pasti futuri.
La percezione di controllo sul cibo viene esperita come gratificante e tende a rafforzare e mantenere questo comportamento che può nel lungo termine portare ad una compromissione significativa dello stato di salute, della vita sociale e relazionale. Di fatto, ciò che inizia come un tentativo di raggiungere una salute ottimale attraverso l’attenzione alla dieta può portare a malnutrizione, perdita di relazioni e scarsa qualità della vita.
L’ON non risulta al momento essere un disturbo associato a una specifica categoria diagnostica. Viene menzionata all’interno della categoria diagnostica dei “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione” del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, APA, 2013). Alcuni autori hanno proposto dei criteri diagnostici basati principalmente su rassegne di letteratura e sulla descrizione di casi clinici che risultano particolarmente utili all’individuazione del problema. In linea generale, tali criteri possono essere classificati in base alle Preoccupazioni/Convinzioni sottostanti, alle Emozioni e ai Problemi che ne conseguono.
Preoccupazioni e convinzioni
Come già anticipato, la marcata preoccupazione nel mangiare cibi selezionati sulla base della loro qualità si manifesta con rigide abitudini alimentari che contemplano anche l’evitamento di tutto ciò che viene valutato come “non salutare”. Anche la purezza del cibo – intesa sia in termini di composizione che di qualità – diventa fonte di preoccupazione insolita rispetto alla propria salute fisica ed emotiva. Le persone possono avere convinzioni così forti sulla superiorità della propria condotta alimentare da portarle a provare una forte intolleranza verso altre credenze sull’alimentazione. Talvolta, i pensieri e i comportamenti assumono la forma di ossessioni e compulsioni associate al cibo, alla salute e all’effetto del primo su quest’ultima.
Emozioni
Si rileva una significativa presenza di distress e di risposte emotive disfunzionali eccessive (es. paura delle malattie, senso di impurità personale, sensazioni fisiche negative accompagnate da ansia, vergogna e sentimenti di colpa) nei casi in cui la persona trasgredisca le proprie regole alimentari. Sebbene non sia presente la paura di ingrassare, la percezione positiva della propria immagine corporea, l’identità, l’autostima e la soddisfazione personale sono eccessivamente dipendenti dalla condotta alimentare.
Problemi
Le persone tendono a spendere una quantità eccessiva di tempo (più di tre ore al giorno) nel leggere e informarsi rispetto la composizione dei cibi, nell’acquisto e nella preparazione di specifici alimenti sulla base di criteri percepiti come salutari. In particolare, aumenta il rischio di in vestire ingenti somme di denaro rispetto al proprio reddito. Può associarsi una compromissione nell’area della salute fisica (es. malnutrizione a causa degli squilibri nutrizionali), della sfera sociale, lavorativi o altri ambiti.
Ortoressia Nervosa, Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Anoressia Nervosa: quali confini
Alcuni autori hanno osservato che la perdita di peso, la preoccupazione rispetto al cibo, le ripercussioni sul funzionamento sociale (es. isolamento) e fisico (es. malnutrizione), i tratti di perfezionismo, la rigidità (es. auto-disciplina e orientamento al rendimento) e l’auto-controllo associate all’ON sono anche caratteristiche dell’Anoressia Nervosa (AN). Non solo, i pensieri ricorrenti e intrusivi in relazione al cibo e alla salute, le preoccupazioni eccessive sull’impurità e la contaminazione, lo stile di vita rigoroso che interferisce con le normali routine e le condotte ritualistiche nella preparazione e nel consumo di cibo che si manifestano nell’ON mostrano delle somiglianze con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Tali analogie inducono a ipotizzare se l’Ortoressia Nervosa sia un disturbo unico oppure un sottoinsieme di Anoressia Nervosa o DOC. Tuttavia è bene sottolineare che vi sono delle sostanziali differenze:
- nell’ON la perdita di peso è associata alle abitudini alimentari e non alla paura di ingrassare come avviene nell’AN;
- mentre nell’AN c’è la tendenza a nascondere il proprio comportamento, nell’ON avviene l’inverso, ovvero un’ostentazione della propria condotta;
- nel DOC il contenuto intrusivo viene esperito come incoerente rispetto al proprio sistema di pensiero (soprattutto nei casi in cui la consapevolezza verso il proprio problema non è compromessa), mentre nell’ON tale contenuto viene percepito come egosintonico.
Ad oggi non c’è univoca chiarezza se sia l’ON a scatenare o esacerbare la sintomatologia tipica di altri disturbi, se sia una forma meno sintomatica ed intesa di questi ultimi o se invece sia un disturbo a se stante che può esprimersi indipendentemente da altre forme psicopatologiche. L’augurio è che le future ricerche possano mettere a punto ulteriori studi atti a valutare le caratteristiche cognitivo-comportamentali ed emotive dell’ON, i fattori di vulnerabilità e le caratteristiche condivise con altri quadri diagnostici.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (2013). Dsm-5TM. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Arlington, VA: American Psychiatric Association.
Bratman, S. (1997). The health food eating disorder. Yoga Journal, 42-50.
Bratman, S., & Knight, D. (2000). Health Food Junkies: Orthorexia Nervosa– Overcoming the Obsession With Healthful Eating. New York, NY: Broadway.
Cena, H., Barthels, F., Cuzzolaro, M., Bratman, S., Brytek-Matera, A., Dunn, T., Varga, M., Missbach, B., & Donini L. M. (2019). Definition and diagnostic criteria for orthorexia nervosa: a narrative review of the literature. Eat Weight Disorders, 2, 209-246.
Dell’Osso, L., Abelli, M., Carpita, B., Massimetti, G., Pini, S., Rivetti, L., Gorasi, F., Tognetti, R., Ricca, V., & Carmassi, C. (2016). Orthorexia Nervosa in a sample of Italian University population. Rivista di Psichiatria, 51, 190-196.
Donini, L., Maesili, D., Graziani, M. P., Imbriale, M., & Cannella, C. (2004). Orthorexia nervosa: a preliminary study with a proposal for diagnosis and an attempt to measure the dimension of the phenomenon. Eating and Weight Disorders, 9, 151-157.
Dunn, T. M., & Bratman, S. (2016). On orthorexia nervosa: a reviewof the literature and proposed diagnostic criteria. Eating Behaviors, 21, 11-17.
Koven, N. S., & Abry, A. W. (2015). The clinical basis of orthorexia nervosa: emerging perspectives. Neuropsychiatr Disease and Treatment, 11, 385–394.
Moroze, R. M., Dunn, T. M., Holland, J. C., Yager, J., & Weintraub, P. (2015). Microthinking about micronutrients: a case of transition from obsession about healty eating to near-fatal “orthorexia nervosa” and proposed diagnostic criteria. Psychosomatics, 56, 397-403.
Novara, C., Pardini, S., Pastore, M., & Mulatti, C. (2017). Ortoressia Nervosa: un’indagine del costrutto e delle caratteristiche psicometriche della versione italiana dell’Eating Habits Questionnaire-21 (EHQ-21). Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 23 (3), 291-316.
Vandereychen, W. (2011). Media hype, diagnostic fad or genuine disorder? Professionals’ opinions about night eating syndrome, rothorexia, muscle dysmorphia, and emetophobia. Eating Disorders, 19, 145-155.
Varga, M., Dukay-Szabò, S., Tùry, F., & van Furth, E. F. (2013). Evidence and gaps in the literature on orthorexia nervosa. Eating and Weight Disorders – Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 18, 103-111.
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(a cura della dott.ssa Francesca Rossi)
Quando l’ossessione per una alimentazione sana diventata la “portata principale”
“Una malattia mascherata da virtù”, ecco come viene descritta l’Ortoressia Nervosa, la fissazione patologica su una alimentazione sana, caratterizzata da una dieta restrittiva, schemi ritualizzati e un rigido evitamento dei cibi ritenuti in qualche modo impuri.
Coniata nel 1997 da Stevan Bratman, l’Ortoressia Nervosa (ON) [dal greco, orto – (corretto) – όrexis (appetito)] definisce l’eccessiva preoccupazione rivolta all’alimentazione sana e il comportamento di ricerca ed assunzione di cibi salutari. Tale condotta solitamente esordisce come abitudine non patologica nel mantenimento di uno stile di vita sano e come sostegno nella gestione o guarigione da patologie mediche.
In Italia, la prevalenza dell’ON risulta essere compresa tra il 6,9% ed il 57,6% della popolazione per via delle differenti scelte metodologiche adottate nei vari studi di ricerca. Nel 2016, alcuni ricercatori hanno riscontrato nel loro campione una frequenza del 32,7%, inoltre hanno rilevato che le donne avevano un Indice di Massa Corporeo (IMC) inferiore, una percentuale maggiore di condizione “sottopeso” e si erano mostrate più aderenti ad una condotta alimentare basata su alimenti vegani o vegetariani con una frequenza significativamente maggiore rispetto ai maschi. Altri ricercatori hanno evidenziato una correlazione tra l’età avanzata e la tendenza a manifestare il comportamento ortoressico. Sebbene in letteratura attualmente non esista un comune accordo rispetto alla manifestazione dei sintomi dell’ON e le diverse fasce d’età, il genere e il livello d’istruzione, una attuale revisione dei fattori di rischio ha messo in evidenza che:
- alcune scelte e abitudini alimentari possono sfociare – in soggetti psicologicamente predisposti – all’insorgere dell’ortoressia (es. vegetariani e vegani);
- sebbene maschi e femmine possono soffrirne in egual misura, le giovani donne sono quelle che dovrebbero essere sottoposte a maggiore attenzione.
Ma in sostanza, cos’è l’Ortoressia Nervosa? Come si può riconoscerla? Andiamo subito a scoprirlo di seguito.
Ortoressia: i sintomi clinici
Da un punto di vista clinico, l’ON si caratterizza per un’attenzione ossessiva rivolta a cibi considerati sani per via della loro qualità, valutata come tale sia per il loro valore nutrizionale che per la loro purezza percepita. Il gusto e il piacere nel mangiare risultano meno rilevanti. Dieta restrittiva, ferrea auto-disciplina, modelli ritualizzati di alimentazione e focus sulla preparazione del cibo sono alcune delle peculiarità di queste persone che tendono, in aggiunta, a manifestare un atteggiamento di superiorità verso chi non persegue una dieta salutare. Possono dunque investire un’ingente quantità di tempo nel controllare:
- la fonte (es. se le verdure sono state trattate con pesticidi o agenti nocivi per la salute, se i latticini provengono da mucche trattate con ormoni);
- l’elaborazione del cibo (es. se durante il processo di preparazione sono state perse le proprietà nutrizionali degli alimenti, se sono stati aggiunti micronutrienti, aromi artificiali o conservanti);
- l’imballaggio (es. se gli alimenti possono contenere composti cancerogeni derivati dalla plastica, se le etichette forniscono informazioni sufficienti per giudicare la qualità degli ingredienti specifici).
In generale, la fissazione sulla qualità del cibo è sostenuta dal desiderio di massimizzare la propria salute fisica e il proprio benessere piuttosto che da credenze religiose o da preoccupazioni rivolte all’agricoltura sostenibile, alla protezione dell’ambiente o al benessere degli animali. Per questi motivi, l’ON può suscitare modelli alimentari particolarmente ritualizzati (ad es. regole interiorizzate che governano quali alimenti possono essere combinati in un solo pasto o in determinati momenti della giornata) e/o richiedere periodi di tempo insolitamente lunghi per essere eseguiti (ad es. credenze sulla digestione dei diversi tipi di cibo). Al di fuori dei pasti, viene dedicato del tempo extra alla ricerca e alla catalogazione degli alimenti, alla loro pesatura e misurazione, e alla pianificazione di pasti futuri.
La percezione di controllo sul cibo viene esperita come gratificante e tende a rafforzare e mantenere questo comportamento che può nel lungo termine portare ad una compromissione significativa dello stato di salute, della vita sociale e relazionale. Di fatto, ciò che inizia come un tentativo di raggiungere una salute ottimale attraverso l’attenzione alla dieta può portare a malnutrizione, perdita di relazioni e scarsa qualità della vita.
L’ON non risulta al momento essere un disturbo associato a una specifica categoria diagnostica. Viene menzionata all’interno della categoria diagnostica dei “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione” del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, APA, 2013). Alcuni autori hanno proposto dei criteri diagnostici basati principalmente su rassegne di letteratura e sulla descrizione di casi clinici che risultano particolarmente utili all’individuazione del problema. In linea generale, tali criteri possono essere classificati in base alle Preoccupazioni/Convinzioni sottostanti, alle Emozioni e ai Problemi che ne conseguono.
Preoccupazioni e convinzioni
Come già anticipato, la marcata preoccupazione nel mangiare cibi selezionati sulla base della loro qualità si manifesta con rigide abitudini alimentari che contemplano anche l’evitamento di tutto ciò che viene valutato come “non salutare”. Anche la purezza del cibo – intesa sia in termini di composizione che di qualità – diventa fonte di preoccupazione insolita rispetto alla propria salute fisica ed emotiva. Le persone possono avere convinzioni così forti sulla superiorità della propria condotta alimentare da portarle a provare una forte intolleranza verso altre credenze sull’alimentazione. Talvolta, i pensieri e i comportamenti assumono la forma di ossessioni e compulsioni associate al cibo, alla salute e all’effetto del primo su quest’ultima.
Emozioni
Si rileva una significativa presenza di distress e di risposte emotive disfunzionali eccessive (es. paura delle malattie, senso di impurità personale, sensazioni fisiche negative accompagnate da ansia, vergogna e sentimenti di colpa) nei casi in cui la persona trasgredisca le proprie regole alimentari. Sebbene non sia presente la paura di ingrassare, la percezione positiva della propria immagine corporea, l’identità, l’autostima e la soddisfazione personale sono eccessivamente dipendenti dalla condotta alimentare.
Problemi
Le persone tendono a spendere una quantità eccessiva di tempo (più di tre ore al giorno) nel leggere e informarsi rispetto la composizione dei cibi, nell’acquisto e nella preparazione di specifici alimenti sulla base di criteri percepiti come salutari. In particolare, aumenta il rischio di in vestire ingenti somme di denaro rispetto al proprio reddito. Può associarsi una compromissione nell’area della salute fisica (es. malnutrizione a causa degli squilibri nutrizionali), della sfera sociale, lavorativi o altri ambiti.
Ortoressia Nervosa, Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Anoressia Nervosa: quali confini
Alcuni autori hanno osservato che la perdita di peso, la preoccupazione rispetto al cibo, le ripercussioni sul funzionamento sociale (es. isolamento) e fisico (es. malnutrizione), i tratti di perfezionismo, la rigidità (es. auto-disciplina e orientamento al rendimento) e l’auto-controllo associate all’ON sono anche caratteristiche dell’Anoressia Nervosa (AN). Non solo, i pensieri ricorrenti e intrusivi in relazione al cibo e alla salute, le preoccupazioni eccessive sull’impurità e la contaminazione, lo stile di vita rigoroso che interferisce con le normali routine e le condotte ritualistiche nella preparazione e nel consumo di cibo che si manifestano nell’ON mostrano delle somiglianze con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Tali analogie inducono a ipotizzare se l’Ortoressia Nervosa sia un disturbo unico oppure un sottoinsieme di Anoressia Nervosa o DOC. Tuttavia è bene sottolineare che vi sono delle sostanziali differenze:
- nell’ON la perdita di peso è associata alle abitudini alimentari e non alla paura di ingrassare come avviene nell’AN;
- mentre nell’AN c’è la tendenza a nascondere il proprio comportamento, nell’ON avviene l’inverso, ovvero un’ostentazione della propria condotta;
- nel DOC il contenuto intrusivo viene esperito come incoerente rispetto al proprio sistema di pensiero (soprattutto nei casi in cui la consapevolezza verso il proprio problema non è compromessa), mentre nell’ON tale contenuto viene percepito come egosintonico.
Ad oggi non c’è univoca chiarezza se sia l’ON a scatenare o esacerbare la sintomatologia tipica di altri disturbi, se sia una forma meno sintomatica ed intesa di questi ultimi o se invece sia un disturbo a se stante che può esprimersi indipendentemente da altre forme psicopatologiche. L’augurio è che le future ricerche possano mettere a punto ulteriori studi atti a valutare le caratteristiche cognitivo-comportamentali ed emotive dell’ON, i fattori di vulnerabilità e le caratteristiche condivise con altri quadri diagnostici.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (2013). Dsm-5TM. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Arlington, VA: American Psychiatric Association.
Bratman, S. (1997). The health food eating disorder. Yoga Journal, 42-50.
Bratman, S., & Knight, D. (2000). Health Food Junkies: Orthorexia Nervosa– Overcoming the Obsession With Healthful Eating. New York, NY: Broadway.
Cena, H., Barthels, F., Cuzzolaro, M., Bratman, S., Brytek-Matera, A., Dunn, T., Varga, M., Missbach, B., & Donini L. M. (2019). Definition and diagnostic criteria for orthorexia nervosa: a narrative review of the literature. Eat Weight Disorders, 2, 209-246.
Dell’Osso, L., Abelli, M., Carpita, B., Massimetti, G., Pini, S., Rivetti, L., Gorasi, F., Tognetti, R., Ricca, V., & Carmassi, C. (2016). Orthorexia Nervosa in a sample of Italian University population. Rivista di Psichiatria, 51, 190-196.
Donini, L., Maesili, D., Graziani, M. P., Imbriale, M., & Cannella, C. (2004). Orthorexia nervosa: a preliminary study with a proposal for diagnosis and an attempt to measure the dimension of the phenomenon. Eating and Weight Disorders, 9, 151-157.
Dunn, T. M., & Bratman, S. (2016). On orthorexia nervosa: a reviewof the literature and proposed diagnostic criteria. Eating Behaviors, 21, 11-17.
Koven, N. S., & Abry, A. W. (2015). The clinical basis of orthorexia nervosa: emerging perspectives. Neuropsychiatr Disease and Treatment, 11, 385–394.
Moroze, R. M., Dunn, T. M., Holland, J. C., Yager, J., & Weintraub, P. (2015). Microthinking about micronutrients: a case of transition from obsession about healty eating to near-fatal “orthorexia nervosa” and proposed diagnostic criteria. Psychosomatics, 56, 397-403.
Novara, C., Pardini, S., Pastore, M., & Mulatti, C. (2017). Ortoressia Nervosa: un’indagine del costrutto e delle caratteristiche psicometriche della versione italiana dell’Eating Habits Questionnaire-21 (EHQ-21). Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 23 (3), 291-316.
Vandereychen, W. (2011). Media hype, diagnostic fad or genuine disorder? Professionals’ opinions about night eating syndrome, rothorexia, muscle dysmorphia, and emetophobia. Eating Disorders, 19, 145-155.
Varga, M., Dukay-Szabò, S., Tùry, F., & van Furth, E. F. (2013). Evidence and gaps in the literature on orthorexia nervosa. Eating and Weight Disorders – Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 18, 103-111.