(a cura della dott.ssa Francesca Rossi)

4 fattori che predicono la fine della relazione

Se litigare non è di per sé un elemento di previsione per la rottura del rapporto –  in quanto naturale e funzionale per la crescita sana sia dell’individuo che della coppia -, lo può diventare quando il conflitto diventa costante o assume alcune caratteristiche che rendono la relazione statica e priva di intelligenza emotiva.

Recita così un famoso proverbio popolare:

“L’amore non è bello, se non è litigarello”.

Sì, ma la differenza la fa il come avviene il litigio.

Gottman, grande studioso americano ed esperto di terapia di coppia, ha cercato di individuare quali fattori permettono alle coppie di funzionare e quali invece conducono a separazioni o divorzi. Rispetto a questi ultimi, ha osservato che nei divorzi tardivi (dopo almeno 16 anni di matrimonio) le coppie affrontano alcuni cambiamenti epocali (es. figli grandi, pensionamento, cura dei genitori anziani e/o malati) in cui prendono consapevolezza che non c’è più la complicità e l’intimità come avevano in altri momenti della loro vita. Tendenzialmente non sono arrabbiati con la persona che hanno di fronte e possono scegliere di rischiare con qualcun altro una nuova avventura relazionale. Si tratta di separazioni perlopiù tranquille, caratterizzate dalla mancanza dell’affetto tipico della coppia. Al contrario, nei divorzi precoci (ovvero entro i 7 anni di matrimonio – che sono la maggior parte!) le coppie si separano perché sentono di aver sbagliato “scelta”. Le visioni sono inconciliabili, non tengono e non si riescono sanare. Ci sono quindi tensioni, conflittualità molto elevate, rabbia; l’altro non piace più per quello che ha fatto, per la delusione che fa vivere, perchè ferisce.

Ecco che gli indizi per la rottura del legame sono da rintracciare nella modalità con la quale la discussione si svolge, non tanto sul tema o su altri indici; una interazione negativa non gestita adeguatamente può far perdere facilmente il controllo della situazione generando serie ripercussioni nell’unione di coppia. In altre parole, diventa importante all’interno della coppia possedere una intelligenza emotiva che tuteli la relazione da comportamenti che possono portare verso la “fine della storia”.

Secondo Gottman ci sono quattro fattori, chiamati “I cavalieri dell’Apocalisse”, che si presentano in modo sequenziale in ogni coppia che vive un litigio o una crisi e che possono determinare il fallimento della coppia: la critica, l’atteggiamento difensivo, il disprezzo e l’ostruzionismo.

La critica

Il primo cavaliere che bussa alla porta della coppia è proprio la critica che spesso si manifesta con affermazioni quali: “Sei pigr*”, “Sei egoista”, “Sei incapace di …”. Le critiche non vanno necessariamente a nuocere la coppia se si tratta di un atteggiamento sporadico e contestualizzato (sebbene sia meglio evitarle!). Possono invece danneggiarla quando simili affermazioni diventano molto frequenti e i due partner non riescono ad adottare un linguaggio alternativo per esprimere il proprio malcontento ed il proprio malessere.

Si tratta di critiche distruttive, ovvero generalizzate e rivolte alla persona nella sua totalità, che non hanno lo scopo di mostrare all’altro l’errore commesso, bensì di attaccarlo e ferirlo. Solitamente chi critica tende ad utilizzare generalizzazioni come “mai” o “sempre” (es. “Ti dimentichi sempre i miei impegni”, “Non vuoi mai accompagnarmi”) che lo deresponsabilizzano totalmente addossando, per contro, tutte le colpe al partner che naturalmente proverà del risentimento.

L’atteggiamento difensivo

L’atteggiamento difensivo spesso nasce in chi riceve e subisce la critica ed è sostenuto dal pensiero che se non si affronta il litigio forse le cose andranno meglio. Tuttavia le ricerche dimostrano che questo approccio raramente raggiunge l’obiettivo desiderato perché chi assume un comportamento difensivo di fronte alle critiche altrui si cuce spesso addosso il ruolo di “vittima innocente“. Affermazioni del tipo “Perché mi tratti sempre male?” rivelano la presenza di questo tipo di atteggiamento sottomesso che elicita ulteriori critiche da parte del partner. Quest’ultimo, di fatto, può interpretare tale atteggiamento come un modo per non affrontare il problema di coppia e provare man mano sempre più disprezzo, innescando così una dinamica nociva.

Il disprezzo

Il disprezzo origina dai pensieri negativi sul partner e che si trasformano in disgusto nei confronti di quest’ultimo. Così chi disprezza si comporta con superiorità, prende in giro l’altro svalutando il suo essere, spesso ricorre al sarcasmo o al cinismo: “Poverin*! E adesso come farai?”, accompagnando il tutto con un linguaggio non verbale che amplifica la distruttività del messaggio.

Non solo una relazione basata su simili sentimenti non può essere felice, tale comportamento porta alla sua distruzione, logorando sia la mente che il corpo di chi vive sotto attacco.

L’ostruzionismo

Come il disprezzo rappresenta un aggravamento della critica, così l’ostruzionismo è l’esasperazione della difesa. Chi attua l’ostruzionismo diventa impenetrabile, si tira fuori dalla relazione e dalla circostanza che percepisce come opprimente, e può farlo sia fisicamente (es. allontanamento fisico) che emotivamente (es. muro del silenzio).

Nella maggior parte dei casi l’ostruzionismo è la conseguenza di discussioni altamente conflittuali sebbene tale modalità comunicativa sia usata di tanto in tanto da tutte le coppie. Ciò che permette di distinguere le relazioni felici da quelle infelici è la capacità di riparare all’ostruzionismo momentaneo e, più in generale, alle liti affrontando le problematiche; tentando di comprendere il punto di vista di ciascun partner e i relativi sentimenti, approfondendo le cause dello scontro e assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. Tutto questo non avviene nelle coppie infelici che restano molto più a lungo chiuse nel silenzio, incapaci di ridefinire ciò che ha causato il problema.

Sebbene dal di fuori i problemi di coppia vengano spesso banalizzati in quanto fenomeno comune e culturale, chi lo vive dall’interno può sviluppare una profonda sofferenza. I problemi di coppia possono essere vissuti in maniera traumatica; molti hanno vissuto un tradimento, o come traditore o come tradito.

Se ti sei reso conto che la tua relazione affettiva è bloccata o in crisi, rivolgiti subito ad un professionista insieme al tuo partner!

Bibliografia

Gottman, J. & Silver, N. (2013). Intelligenza emotiva per la coppia. Milano: Rizzoli Libri.

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(a cura della dott.ssa Francesca Rossi)

4 fattori che predicono la fine della relazione

Se litigare non è di per sé un elemento di previsione per la rottura del rapporto –  in quanto naturale e funzionale per la crescita sana sia dell’individuo che della coppia -, lo può diventare quando il conflitto diventa costante o assume alcune caratteristiche che rendono la relazione statica e priva di intelligenza emotiva.

Recita così un famoso proverbio popolare:

“L’amore non è bello, se non è litigarello”.

Sì, ma la differenza la fa il come avviene il litigio.

Gottman, grande studioso americano ed esperto di terapia di coppia, ha cercato di individuare quali fattori permettono alle coppie di funzionare e quali invece conducono a separazioni o divorzi. Rispetto a questi ultimi, ha osservato che nei divorzi tardivi (dopo almeno 16 anni di matrimonio) le coppie affrontano alcuni cambiamenti epocali (es. figli grandi, pensionamento, cura dei genitori anziani e/o malati) in cui prendono consapevolezza che non c’è più la complicità e l’intimità come avevano in altri momenti della loro vita. Tendenzialmente non sono arrabbiati con la persona che hanno di fronte e possono scegliere di rischiare con qualcun altro una nuova avventura relazionale. Si tratta di separazioni perlopiù tranquille, caratterizzate dalla mancanza dell’affetto tipico della coppia. Al contrario, nei divorzi precoci (ovvero entro i 7 anni di matrimonio – che sono la maggior parte!) le coppie si separano perché sentono di aver sbagliato “scelta”. Le visioni sono inconciliabili, non tengono e non si riescono sanare. Ci sono quindi tensioni, conflittualità molto elevate, rabbia; l’altro non piace più per quello che ha fatto, per la delusione che fa vivere, perchè ferisce.

Ecco che gli indizi per la rottura del legame sono da rintracciare nella modalità con la quale la discussione si svolge, non tanto sul tema o su altri indici; una interazione negativa non gestita adeguatamente può far perdere facilmente il controllo della situazione generando serie ripercussioni nell’unione di coppia. In altre parole, diventa importante all’interno della coppia possedere una intelligenza emotiva che tuteli la relazione da comportamenti che possono portare verso la “fine della storia”.

Secondo Gottman ci sono quattro fattori, chiamati “I cavalieri dell’Apocalisse”, che si presentano in modo sequenziale in ogni coppia che vive un litigio o una crisi e che possono determinare il fallimento della coppia: la critica, l’atteggiamento difensivo, il disprezzo e l’ostruzionismo.

La critica

Il primo cavaliere che bussa alla porta della coppia è proprio la critica che spesso si manifesta con affermazioni quali: “Sei pigr*”, “Sei egoista”, “Sei incapace di …”. Le critiche non vanno necessariamente a nuocere la coppia se si tratta di un atteggiamento sporadico e contestualizzato (sebbene sia meglio evitarle!). Possono invece danneggiarla quando simili affermazioni diventano molto frequenti e i due partner non riescono ad adottare un linguaggio alternativo per esprimere il proprio malcontento ed il proprio malessere.

Si tratta di critiche distruttive, ovvero generalizzate e rivolte alla persona nella sua totalità, che non hanno lo scopo di mostrare all’altro l’errore commesso, bensì di attaccarlo e ferirlo. Solitamente chi critica tende ad utilizzare generalizzazioni come “mai” o “sempre” (es. “Ti dimentichi sempre i miei impegni”, “Non vuoi mai accompagnarmi”) che lo deresponsabilizzano totalmente addossando, per contro, tutte le colpe al partner che naturalmente proverà del risentimento.

L’atteggiamento difensivo

L’atteggiamento difensivo spesso nasce in chi riceve e subisce la critica ed è sostenuto dal pensiero che se non si affronta il litigio forse le cose andranno meglio. Tuttavia le ricerche dimostrano che questo approccio raramente raggiunge l’obiettivo desiderato perché chi assume un comportamento difensivo di fronte alle critiche altrui si cuce spesso addosso il ruolo di “vittima innocente“. Affermazioni del tipo “Perché mi tratti sempre male?” rivelano la presenza di questo tipo di atteggiamento sottomesso che elicita ulteriori critiche da parte del partner. Quest’ultimo, di fatto, può interpretare tale atteggiamento come un modo per non affrontare il problema di coppia e provare man mano sempre più disprezzo, innescando così una dinamica nociva.

Il disprezzo

Il disprezzo origina dai pensieri negativi sul partner e che si trasformano in disgusto nei confronti di quest’ultimo. Così chi disprezza si comporta con superiorità, prende in giro l’altro svalutando il suo essere, spesso ricorre al sarcasmo o al cinismo: “Poverin*! E adesso come farai?”, accompagnando il tutto con un linguaggio non verbale che amplifica la distruttività del messaggio.

Non solo una relazione basata su simili sentimenti non può essere felice, tale comportamento porta alla sua distruzione, logorando sia la mente che il corpo di chi vive sotto attacco.

L’ostruzionismo

Come il disprezzo rappresenta un aggravamento della critica, così l’ostruzionismo è l’esasperazione della difesa. Chi attua l’ostruzionismo diventa impenetrabile, si tira fuori dalla relazione e dalla circostanza che percepisce come opprimente, e può farlo sia fisicamente (es. allontanamento fisico) che emotivamente (es. muro del silenzio).

Nella maggior parte dei casi l’ostruzionismo è la conseguenza di discussioni altamente conflittuali sebbene tale modalità comunicativa sia usata di tanto in tanto da tutte le coppie. Ciò che permette di distinguere le relazioni felici da quelle infelici è la capacità di riparare all’ostruzionismo momentaneo e, più in generale, alle liti affrontando le problematiche; tentando di comprendere il punto di vista di ciascun partner e i relativi sentimenti, approfondendo le cause dello scontro e assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. Tutto questo non avviene nelle coppie infelici che restano molto più a lungo chiuse nel silenzio, incapaci di ridefinire ciò che ha causato il problema.

Sebbene dal di fuori i problemi di coppia vengano spesso banalizzati in quanto fenomeno comune e culturale, chi lo vive dall’interno può sviluppare una profonda sofferenza. I problemi di coppia possono essere vissuti in maniera traumatica; molti hanno vissuto un tradimento, o come traditore o come tradito.

Se ti sei reso conto che la tua relazione affettiva è bloccata o in crisi, rivolgiti subito ad un professionista insieme al tuo partner!

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Gottman, J. & Silver, N. (2013). Intelligenza emotiva per la coppia. Milano: Rizzoli Libri.

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